Montenegro e l’isola di Santo Stefano.
Dicono che in Montenegro c’è il sapore vero!
forse la frase non era proprio esatta, ma a ben vedere qualcosa di vero c’è perché il Montenegro è una piccola perla incastonata tra Bosnia Erzegovina e Albania!
I prezzi per noi sono molto vantaggiosi, la benzina ha prezzi umani, si mangia bene, offre paesaggi incantevoli… ma cosa aspettate ad andarci!!!


Ma andiamo con ordine.
Questa mattina siamo partiti con gran calma dal Lago di Scutari e ci siamo diretti verso il confine con il Montenegro consapevoli che la frontiera sarebbe stata un po’ impegnativa da oltrepassare.
Quello però che non ci aspettavamo era l’inferno di fuoco e fiamme!!!
Faceva talmente tanto caldo che Frodo è venuto a gettare l’anello dentro alla nostra macchina. Come se ciò non bastasse non c’era né un filo d’ombra né un filo d’aria.
Mancava solo Bruce Willis con l’immancabile canotta bianca tutta sporca e strappata e l’inseparabile mal di testa che lo tormenta per tutta la durata del film!
Siamo stati tre ore bloccati sotto il sol leone, a 1 km dalla dogana tra Albania e Montenegro, e quasi immediatamente siamo stati assaliti da un gruppo di zingari che chiedeva l’elemosina.
Li vedevamo da lontano arrancare verso di noi, una vettura alla volta…
Con me ho due banconote da 200 Lek, senza gran valore, di cui oramai non me ne faccio più niente, così decido di darne una a una vecchietta, che con un gesto veloce e collaudato, la passa al ragazzino che le sta vicino. La vecchina non se ne va e continua a parlarmi. Lì per lì credevo mi stesse ringraziando, poi ho capito che invece aveva trovato il pollo da spennare!!!
Mi mostra una moneta da un euro. Ecco quello che vuole!
Dico di no varie volte, e dopo un po’ prosegue oltre.
Ora è il turno di tutte le altre che ci hanno circondato. Tra tutte spunta una ragazza giovane con un bimbo di qualche mese in braccio e scostando con leonina decisione le altre ragazzine, mi chiede dei pampers per il figlio. Gliene do solo due, e me ne pento, perché credevo di averne pochi e non mi ricordavo più che ne avevo stipati anche in un’altra tasca della borsa!
Pazienza.
Due ragazzine indicano i miei orecchini, l’orecchino del naso e l’unica bottiglia d’acqua che ho. Non c’è verso di farle andare via. Nemmeno l’ignorarle serve.
Alla fine dico “ciao” e loro mandandomi a quel paese, finalmente, se ne vanno lasciandoci liberi di cucinarci sotto al sole!
Per il resto del tempo un po’ abbiamo intrattenuto i bimbi con dei video sul cellulare e un po’ siamo scesi a bere qualcosa al bar lì vicino lasciando Mauro in coda.
Graditissima è stata la tettoia ombreggiata del bar. Peccato non ci fossero i gelati qui! Si schiatta davvero tanto per il caldo.
Dario ne voleva uno, e io credevo di trovarlo anche al bar con la tettoia, quindi abbiamo proseguito e quando poi ho visto che non ce n’erano non me la sono sentita di tornare indietro sotto al sole cocente!
Ci siamo accontentati, a malincuore, di una bibita fresca!
Qui ho dovuto affrontare ben due emergenze. In ordine emergenza pipì, facilmente gestibile, e poi:” Mamma! Abbiamo un problema più grosso… CACCA!!!!!
Per fortuna al nostro tavolo si era seduta una mamma con una bimba appena un po’ più piccola di Agata. Le ho chiesto la cortesia di darle un’occhiata, anche se non è servito a molto perché Agata voleva stare con me… giustamente, e quando sono uscita era vicino al bagno che mi aspettava.
Nel frattempo Mauro stava combattendo nell’arena di fuoco contro albanesi dal sorpasso a dir poco facile, e montenegrini che rispondevano colpo su colpo per nulla intimoriti dai primi.
Quando sono tornata in macchina era sudato e stravolto.
I clacson hanno superato il limite della barriera del suono e quando un poliziotto ha iniziato a ritirare le patenti dei furbetti dal sorpasso facile… è scattata la ola dei restanti.
Questo però non è servito ad arginare la furia albanese.
Trovavano sempre il modo di superare, non c’era verso.
Giunti finalmente alla dogana tra Albania e Montenegro abbiamo scambiato due chiacchiere col doganiere che si è messo a scherzare con Agata, che per l’occasione era in braccio mio…
Ci ha raccontato che il primo maggio è festa pure per loro!
Qui tutti vogliono andare in Montenegro per far festa al mare!
Ora si spiegano molte cose.
Ad ogni modo siamo riusciti a cazzeggiare al mare, i bimbi e Mauro hanno pure fatto il bagno, io no… troppo fredda per i miei gusti, e poco pulita, molto probabilmente per un giro sfortunato di corrente.


Sveti Stefan, da noi noto come Santo Stefano, è un gran bel posto: una penisola piuttosto piccola interamente ricoperta di case le quali, a loro volta, sono quasi completamente ricoperte d’edera, il che lo rende estremamente affascinante.

Pure il nostro appartamento all’interno della Villa Edelweiss lo è.
La località è forse un po’ troppo affollata per i miei gusti, ma va bene così.
La passeggiata di un chilometro e mezzo per scendere al mare è meravigliosa, a dir poco. Passa attraverso un uliveto secolare, che è la fine del mondo, e tra le case abbarbicate sul lato della collina che scende a mare.



Dulcis in fundo, il ristorante in cui abbiamo cenato, aveva ancora una volta il parco giochi annesso, per la gioia di grandi e piccini.
O almeno così credevamo! Non sempre infatti le ciambelle riescono con il buco… e in questa occasione, forse anche per la stanchezza della giornata, l’avere i giochi a portata di mano non è stato positivo.

I bambini non avevano nessuna intenzione di rimanere a tavola, e ci hanno messo in difficoltà perché non riuscivamo a cenare. Sono troppo piccoli per non avere perenni occhi su di loro.
C’erano poi dei bambini più grandi che avevano preso di mira Dario, che non è ancora in grado di gestirsi e non lasciarsi trascinare.
Era un pupazzetto nelle loro mani. Lo schernivano e lo prendevano in giro e lui non se ne rendeva conto.
Il cuore di mamma era dolorante. Non è semplice spiegare certe dinamiche ai bambini più piccoli. A un tratto l’ho bloccato e quando si è calmato gli ho parlato, questa è l’unica arma in mio possesso.
Spero solo di riuscire a usare le parole giuste per farmi capire da lui.

La penisola di Santo Stefano non si può visitare perché proprietà privata.
Lo sapevi?
Noi non lo sapevamo e l’abbiamo scoperto lì per lì, quando la guardia appostata all’uscita del ponte che la collega alla terraferma ci ha detto che non potevamo passare.
Non ci resta che andare a letto!